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Estratto conto corrente: chi può spiare la lista dei tuoi movimenti

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Solo l’Agenzia delle Entrate riesce a sapere, grazie all’Anagrafe dei rapporti tributari, quanto denaro hai depositato sul tuo conto corrente: Equitalia e gli altri creditori possono solo conoscere l’esistenza del rapporto bancario o postale.

Non c’è solo l’Agenzia delle Entrate tra i soggetti che possono “leggere” nei conti correnti degli italiani, ma anche Equitalia e qualsiasi altro creditore se autorizzato dal giudice. Seppur entro limiti differenti (che a breve vedremo) questi soggetti possono “spiare” i rapporti finanziari dei risparmiatori.

Che i conti correnti siano ormai diventati trasparenti è un fatto noto a tutti: con la nascita dell’Anagrafe dei conti correnti (meglio detta “Anagrafe dei rapporti tributari”) gli italiani hanno definitivamente detto addio all’epoca del segreto bancario, un’epoca in cui nessuno poteva sapere cosa entrava o usciva dal conto personale, salvo che determinate esigenze di particolare gravità (legate, di norma, alle evasioni più consistenti o ai giri di denaro sporco) giustificassero le indagini bancarie.

Le banche – che mai un tempo si sarebbero sognate di comunicare a terzi i dati dei propri clienti – sono state costrette dalla legge a istituire un archivio telematico ove ora confluiscono (e sempre confluiranno d’ora innanzi) non solo il saldo, ma anche l’estratto conto di ogni risparmiatore, con tutta la lista delle movimentazioni effettuate nel corso dell’anno. Non si salvano, da questo enorme flusso di dati trasmessi all’Agenzia delle Entrate, neanche i lavoratori dipendenti il cui denaro proviene quasi sempre dallo stesso soggetto (il datore di lavoro).

Il 31 marzo scorso è stato un giorno particolarmente significativo: il Grande Fratello tributario ha ricevuto da banche e dalle poste le informazioni che mancavano per ricostruire tutta la “storia” dei conti correnti degli italiani: non solo l’esistenza dei rapporti, ma anche, saldi, prelievi e versamenti effettuati sino allo scorso anno. Nessuno è rimasto escluso da questa maxi operazione.

La finalità è ovviamente quella della lotta all’evasione fiscale e, di conseguenza, l’unico soggetto abilitato all’accesso è l’Agenzia delle Entrate. Ma, a riguardo, lo stesso Garante della Privacy si è mostrato seriamente preoccupato. E questo perché non c’è alcuna regolamentazione che definisca le modalità di accesso ai dati contenuti nell’Anagrafe, il personale abilitato e il numero di ispezioni eseguibili.

Anche Equitalia può affacciarsi all’Archivio dei rapporti finanziari; tuttavia, a differenza dell’Agenzia delle Entrate, può vedere solo se il contribuente ha un conto corrente, ma non quali sono le consistenze, i saldi o la sintesi dei movimenti. Tali poteri le sono stati riconosciuti da un decreto ministeriale del 2000 [1] e, per quanto riguarda l’Anagrafe dei rapporti finanziari, da un decreto legge del 2006 [2]. Proprio le potenzialità offerte dall’accesso completo a tutti i dati contenuti nell’Anagrafe dei conti correnti sono state di recente sottolineate dall’Amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, in audizione presso la commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria lo scorso 24 febbraio. L’Agente per la riscossione, insomma, sta spingendo il Parlamento per attribuirgli gli stessi poteri che ha l’Agenzia delle Entrate. Se così fosse, Equitalia potrebbe sapere non solo in quale banca i debitori hanno il conto, ma anche quanti soldi ci sono depositati o se il contribuente li ha spostati poco prima di ricevere il pignoramento, in tal caso potendo procedere con eventuali azioni revocatorie o con segnalazioni alla Procura della Repubblica per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Il potere di conoscere presso quale istituto di credito il debitore intrattiene un rapporto di conto corrente è riconosciuto anche a qualsiasi altro soggetto privato: il creditore, infatti, dopo aver notificato l’atto di precetto, può chiedere al Presidente del Tribunale l’autorizzazione alla ricerca telematica dei beni del debitore, così affacciandosi anch’egli all’Anagrafe dei conti. Pure in tal caso, l’accesso ai dati è limitato e non consente di conoscere l’estratto conto, ma solo l’esistenza del rapporto e la banca presso cui è intrattenuto.

Cosa contiene l’Anagrafe dei conti correnti e per quanto tempo
Tornando alla versione “estesa” dell’Anagrafe dei conti correnti, quella cioè visionabile dalla sola Agenzia delle Entrate, essa contiene:

•    Conti correnti o conti deposito: saldo contabile d’inizio e fine anno e importo totale addebiti e accrediti nel corso dell’anno;
•    Deposito titoli: controvalore dei titoli rilevato contabilmente alla fine dell’anno di riferimento e del precedente, l’importo totale degli acquisti di titoli, fondi ecc. effettuati nel corso dell’anno e l’importo totale dei disinvestimenti;
•    Carte di credito o di debito: utilizzo del plafond di spesa alla fine dell’anno e del precedente, importo totale degli acquisti effettuati e, nel caso di carte prepagate, l’importo totale delle ricariche o delle carte acquistate;
•    Fondi comuni di investimento: ammontare del contratto di gestione, importo totale delle sottoscrizioni di quote nell’anno e dei rimborsi;
•    Certificati di deposito e buoni fruttiferi: totale degli importi facciali, importo totale delle accensioni e delle estinzioni nel corso dell’anno (escluse quelle transitate su un deposito titoli);
•    Cassette di sicurezza: numero degli accessi nel corso dell’anno;
•    Compravendita di oro e metalli preziosi: valore totale degli acquisti e delle vendite.
•    Operazioni extra-conto: valore complessivo.

Sono escluse le operazioni tramite conto corrente postale di importo unitario inferiore a 1.500 euro.

I dati vengono conservati fino al 31 dicembre del sesto anno successivo a quello in cui è avvenuta l’operazione. Dopodiché c’è l’automatica cancellazione.

[1] Min. Finanze, dm del 16.11.2000
[2] Dl n. 223/2006.