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Bollette della luce: ora si devono conservare per 10 anni e non più 5

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L’obbligo di archiviazione delle bollette dell’energia elettrica raddoppia i tempi, nonostante la prescrizione di cinque anni per le fatture elettriche: la colpa è del canone Rai.

Cambia l’obbligo di tenuta delle bollette della luce: per dimostrare infatti l’avvenuto pagamento e contrastare eventuali richieste di arretrati, fino a ieri ci si è basati sulla norma del codice civile che stabiliva la prescrizione in cinque anni [1] per tutti i pagamenti di somministrazioni versati annualmente o mensilmente. Quindi, ogni consumatore poteva tranquillamente cestinare i bollettini a partire dal sesto anno in poi, dicendo addio a montagne di carte. Da oggi, invece, gli italiani dovranno conservare le bollette della luce per ben 10 anni, ossia per il doppio del tempo.
La ragione di questa novità è perché, come noto, dal 2016, le fatture consegnate a casa degli utenti dalle società elettrica conterranno anche l’addebito del canone Rai che, come noto, sarà sommato alla normale bolletta della luce. Dunque, il contribuente-utente effettuerà un unico versamento, sia a titolo dell’utenza elettrica, sia a titolo di abbonamento TV.
E qui sta il punto nodale: il canone Rai, a differenza dei pagamenti dovuti all’Enel o alle società private della luce, si prescrive in 10 anni e non in 5. Risultato: se la prova del pagamenti della bolletta verrà cestinata a partire dal sesto anno, il consumatore starebbe al sicuro solo dalla eventuale richiesta di arretrati della luce, ma non anche dell’imposta sulla televisione che, come detto, richiede invece la dimostrazione dell’adempimento fiscale per altri 5 anni.
Insomma, se qualcuno credeva che con l’arrivo della tecnologia digitale ci saremmo sbarazzati della carta, si sbagliava di grosso.