Ischia News ed Eventi - Ischia ed i sapori di terra: la storia di Crateca e dei fratelli Castagna nel giorno di S. Martino

Ischia ed i sapori di terra: la storia di Crateca e dei fratelli Castagna nel giorno di S. Martino

Tenuta di Crateca isola d'Ischia

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“… migliaia di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’ orgoglio di  vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Così si spiega come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi”.

Luigi Einaudi

(1874-1961 – economista ed uomo politico- Presidente della Repubblica Italiana dal 1948 al 1955)

Lacco Ameno d’ Ischia,  venerdì 11 novembre 2011 S. Martino

“….C’è più lenta ancora della storia della civiltà, quasi immobile, una storia degli uomini nei loro rapporti stretti con la terra che li ha partoriti e che li nutrisce. E’ un dialogo che non cessa di ripetersi, che si ripete per durare, che può cambiare e cambia in superficie ma continua tenace come se fosse fuori dalla portata e dalla misura del tempo”.

Fernard Braudel, il grande storico francese Maestro dell’ “ école des Annales” pronunciò queste parole nel corso della sua prolusione al collège de France il 1 dicembre del 1950. E forse queste parole racchiudono magnificamente la sua concezione della Storia secondo la quale la Storia non è una “ piccola scienza del contingente” ma una scienza completa che ha bisogno di dialogare con tutte le altre scienze dell’ uomo: dialogare con la geografia, l’ economia,la sociologia, l’ antropologia., la psicologia fino a diventare “ il mercato comune delle scienze sociali”.

Queste osservazioni mi sono venute alla mente ed all’ occhio visitando per la prima volta la tenuta dei fratelli Castagna  - Arnaldo, Piergiovanni e Gianpaolo – posta  nel Comune di Lacco Ameno nell’ isola d’ Ischia  a 250 metri dal livello del mare, in una località che si chiama “ Crateca” probabilmente una denominazione antica che deriva da “ cratere” perché tutta l’ isola è costituita da una serie di vulcani di cui il più grande è l’ Epomeo con i suoi 788 metri e che proprio da questa tenuta si può raggiungere attraverso un antico sentiero.

Così l’ osservazione della mente e dell’ occhio l’ ho affidata alla   penna  per iniziare quest’ altra scoperta della plurisecolare economia agricola dell’ isola d’ Ischia.

La tenuta dei fratelli Castagna si estende per 56mila mq. Metà è un bosco di castagni e l’ altra metà è coltivata a vigneto. I vitigni sono i tipici dell’ isola d’ Ischia: biancolella e forastera.

“ Quando l’ abbiamo comprata dalla famiglia Patalano di Forio nel 2003 tutto era in completo abbandono. Abbiamo dovuto prima ripulirla dai rovi e dalle erbacce e poi ricostruire tutti i muri a secco, le parraccine, e così abbiamo ricostruito tre chilometri di parracine” mi dice uno dei fratelli Castagna, Pier Giovanni.

E’ stata ricostruita pietra su pietra l’ antica casa colonica e la cantina, una costruzione rurale del XIX secolo di circa 500 mq. che dà un’ idea dell’ importanza della tenuta. In  questa casa colonica,  il cui restauro deve essere ancora completato, c’è  al primo piano quella che doveva essere la stanza del fattore e che si può chiamare “ delle tre finestre”: ogni finestra ha il panorama  di un Comune: a sinistra Forio, al centro Lacco Ameno ed a destra Casamicciola. Guardando i tre panorami e la distesa della tenuta dei fratelli Castagna ripensi subito allo storico ischitano Giuseppe D’ Ascia che scriveva a metà dell’ Ottocento:

“… ricordiamo a coloro che verranno dopo di noi che i segni “ inquartati” in tutti i “ blasoni” degli isolani non sono che  il “ Remo” o la “ Zappa” perché dalla zappa o dal remo hanno origine tutte le famiglie…”

. Per secoli le popolazioni dell’ isola -  insediate in punti diversi  dell’ isola  con una propria “ identità” che si manifestava e si manifesta con un proprio “ dialetto”, propri usi , costumi e Santo  Patrono – hanno vissuto con i prodotti della terra,   e ne hanno fatto commercio con la loro “ marineria” con  altre isole del Mediterraneo e con il Continente. La “ zappa” di D’ Ascia  permetteva di coltivare i terreni strappati alla  montagna e  protetti dai muri a secco che si chiamano “ parracine”. Quelle ricostruite dai fratelli Castagna con la “ pietra verde dell’ Epomeo”, di tre tipi, trovata qui.

La qualità dei terreni , la bontà del clima, la presenza di sorgenti d’ acqua ( anche qui i fratelli Castagna hanno trovato un pozzo di acqua potabile e lo hanno recuperato ottenendo tutte le autorizzazioni sanitarie prescritte dalla Legge ) permettevano uno sfruttamento che oggi si direbbe “ intensivo” della terra che dava tutto.

Il “ remo” permetteva  di  navigare nel Mediterraneo sia trasportando il principale prodotto della “ zappa” e cioè il vino sia di pescare e di vendere il pescato sui mercati ittici di Napoli e Pozzuoli.

Ogni “ casale” aveva comunque  il suo porto:  la città d’ Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno, Forio e S. Angelo con la sua flottiglia e la sua marineria.

Gli ischitani per secoli e secoli sono stati contadini e pescatori ed avevano una buona economia agricola non solo di sussistenza. Ci sono segni evidenti di questa economia rappresentati dalle Chiese. Oggi ad Ischia ci sono 74 chiese  in tutte le località dell’ isola e la gran parte sono state costruite nei secoli XVII, XVIII e XIX. Alcune sono maestose come la Chiesa dello Spirito Santo nel Borgo di Celsa – che oggi si chiama Ischia Ponte -  costruita alla metà del Seicento dalla corporazione dei marinai e dei pescatori o come la Chiesa di Santa Maria di Loreto a Forio che ha avuto origine a partire dal XIV secolo e poi sempre più ampliata ed abbellita e segno della ricchezza dei ricchi   proprietari terrieri di Forio, che  fra i sei Comuni è  quello più esteso. Altre- come la Chiesa della pietra verde in località Ciglio sono la testimonianza della civiltà contadina che non solo sapeva coltivare la terra ma sapere anche lavorare la pietra.

Nel XVIII secolo – quando, nel 1734, partirono da Ischia 52 famiglie di contadini  per colonizzare l’ isola di Ponza a 44 miglia da Ischia per aver ricevuto da Re Carlo III di Borbone gratuitamente la terra in quell’ isola lontana di circa 8 Km2 e disabitata da almeno due secoli -  la popolazione dell’ isola d’ Ischia nei vari “ Casali” era di circa 16mila abitanti  e c’ erano 420 preti. Nel 1798 si producevano “ 50 mila botti di vino” e nel 1861 “ il vino che produce l’ isola d’ Ischia, scrive D’ Ascia,può giungere da 20 a 25 mila botti cioè da 10 a 14mila ettolitri”.

“ Di questo vino una sesta parte si consuma nell’ isola; il dippiù si esporta per l’ Italia e anche qualche piccola porzione all’ estero” dice D’ Ascia.

Ma il grande sviluppo della produzione vinicola si ebbe a partire dal 1880 quando alcuni  produttori isolani, fra cui Francesco D’ Ambra, cominciarono a trasportare il vino via mare  per conquistare i mercati italiani e stranieri

Nel 1929 la superficie a vigneto nell’ isola era di 2747 ettari e la produzione di 250mila ettolitri. Nel 1990 la superficie coltivata era scesa a 900 ettari e la produzione a 62mila ettolitri.

E’ dagli anni ’50 del ‘ 900 che cambia l’ economica dell’ isola: da agricola a turistica e molto spesso con una edilizia di rapina che non rispetta il paesaggio. Nel periodo del grande boom del turismo di massa – che va dagli anni ‘ 70 agli anni ‘ 90 -   si assiste ad un grande abbandono nei campi. Ma poi con la diversificazione dei mercati a partire forse dalla fine degli anni ‘ 90 c’è un ritorno alla viticoltura di qualità.

Se rispetto a 50 anni fa la produzione viticola è diminuita parecchio a causa del forte sviluppo edilizio la minor quantità di vino prodotto è senza dubbio qualitativamente migliore ,è l’ opinione di   Andrea D’ Ambra, enologo, proprietario  della D’ Ambra Vini d’ Ischia la più antica casa vinicola dell’ isola ed autore di una “ Storia del vino d’ Ischia”.

L’ osservazione di Andrea D’ Ambra trova conferma  nella “ strada del vino e dei prodotti tipici dell’ isola d’ Ischia ” con 23 aziende agricole che puntano sulla qualità e non sulla  quantità.

Cosa rimane dell’ economia della “ zappa” e del “ remo” al tempo della rivoluzione dell’ informatica, del turismo di massa con i “ centri benessere” al posto degli antichi stabilimenti termali? Molto. C’ è una fierezza  da parte di questi imprenditori agricoli di appartenere a famiglie operose e quindi di ritornare alla fedeltà alla “ Terra-Madre”. C’ è anche la consapevolezza che in un mercato globale delle vacanze l’ isola d’ Ischia compete con il suo ricco patrimonio storico di cui la viticoltura, portata dai coloni greci nello VIII secolo a.C., è parte fondamentale.

Le doti principali dei vini d’ Ischia ,quali eleganza, equilibrio e serbevolezza ,si prestano ad un crescente interesse sul consumatore, stanco di assaggiare vini di facile omologazione, secondo Andrea D’ Ambra, – ed il turismo, quello più attento alle scoperte di un’ isola che ha più sapori di terra che di mare, è quindi  la causa del nuovo “ Rinascimento” del vino d’ Ischia”.

I fratelli Castagna producono un vino eccellente che hanno chiamato “ Crateca”, come questo luogo. Ne faranno per la stagione 2012 15 mila bottiglie. Bianco e rosso. E per la stagione 2012 per i loro clienti dell’ Hotel Terme La Pergola che si trova in località La Rita a Casamicciola  continueranno la giornata ecologica che prevede un pranzo qui proprio sotto l’ Epomeo e poi apriranno  la loro azienda ai turisti-escursionisti che vogliono raggiungere la vetta di S. Nicola, come gli ischitani chiamano la grande montagna, direttamente da qui attraverso un sentiero che hanno riscoperto.

Questo “ Rinascimento” della viticoltura  ha radici profonde  nel “ rapporto stretto con la terra dei nostri avi”

Questo “ dialogo” –“ non cessa di ripetersi, che si ripete per durare, che può cambiare e cambia in superficie ma continua tenace come se fosse fuori dalla portata e dalla misura del tempo”.

I fratelli Castagna portano nel sangue una tradizione di coltivare la terra. Quando da soli  piantano le viti e poi raccolgono l’ uva “ sentono vivere” dentro loro stessi il nonno Arnaldo Maio, il padre della loro madre da cui sono stati partoriti e sentono la terra come l’ altra madre. Non hanno realizzato questa impresa agricola per fare danaro ma per essere  loro stessi, per far  vivere in ogni momento della lavorazione della terra i loro Precursori e vogliono trasmettere tutto questo al turista comprensivo che rimane affascinato dal loro progetto.

Come me del resto nel giorno di San Martino in cui il mosto diventa vino in una giornata d’ estate dove il sole mi entra nel cuore festeggiando con altri amici in un’ altra parte dell’ isola il dono della Terra e della Vita.

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Testo di Giuseppe Mazzella

Riprese e foto di Francesco Rando

Prodotto da IschiaNews & Eventi

Montaggio e regia di  Pino Della Ragione

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