Ischia News ed Eventi - La perdita dell’omogeneità politica, la richiesta di una società più libera, l’interminabile storia della mancata pianificazione

La perdita dell’omogeneità politica, la richiesta di una società più libera, l’interminabile storia della mancata pianificazione

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Forse è opportuno soffermarsi sull’“omogeneità politica”che caratterizzò per circa vent’anni, dal 1952 al1972, il quadro politico dei sei Comuni dell’isola d’Ischia.Bisogna vederne le luci e le ombre. La classe politica dirigente di quegli anni fu totalmente costituita dalla DC.

Erano dc i sei sindaci, era dc il presidente della Provincia di Napoli che era il più importante Ente Locale, erano dc il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro per l’intervento straordinario del Mezzogiorno,il Ministro degli Interni e quello dei Lavori Pubblici, era dc il Presidente dell’Ente Valorizzazione Isola d’Ischia che agiva come vero e proprio super-Comune. Il Comune Unico sciolto nel 1945 dal Governo di Ferruccio Parri  con il ritorno ai sei Comuni come prima del 1938,in realtà non fu mai abolito. Di fronte alla necessità di una “valorizzazione complessiva”dell’isola d’Ischia occorreva un progetto “unitario”. I sei sindaci tutti democristiani raggiungevano il “coordinamento politico”sulle opere pubbliche infrastrutturali soprattutto per il grande ruolo che svolgeva l’EVI, una sorta di “extraterritorialità”, come definì l’EVI il suo ultimo presidente, l’avv. Giovanni Di Meglio che per 18 anni, dal 1946 al 1964, era stato sindaco di Barano.

Questa omogeneità politica – al tempo della “valorizzazione”economica con il grande turismo di massa – favorì  una stabilità amministrativa ed una grande stagione di investimenti privati oltre che di grandi interventi pubblici. Un buon resoconto  di quegli anni è contenuto nell’ultimo numero di “Lettera da Ischia”, la rivista dell’EVI, nel 1972 dal titolo: Venti anni di costante attività per il progresso dell’isola d’Ischia”. L’opera di valorizzazione  fu effettivamente gigantesca. Nell’editoriale di commiato di questo  ultimo numero di “Lettera da Ischia” dal titolo: “Un libro bianco per Ischia”l’avv. Giovanni Di Meglio scrive che questo “articolo bianco”sui 20 anni di attività sintetizza”la vita  di un ente del quale forse alcuni hanno criticato, e talvolta anche in forma appassionata e polemica”,la superata e modificabile struttura ma del quale forse più nessuno contesta la validità e la necessità come organismo gestore e coordinatore di tutti quei servizi e quelle iniziative pubbliche che non possono non svolgersi o intraprendersi su un piano isolano, nonché come promotore e sollecitatore di straordinarie opere pubbliche di interesse collettivo e di opportuni interventi imprenditoriali privati che favoriscano l’armonico e ordinato sviluppo della vita e dell’economia di tutta l’isola d’Ischia”.

In tema di Pianificazione Territoriale l’EVI aveva già “approntato”(questo era il suo compito non poteva “adottarlo “perché spettava ai Comuni) il Piano Regolatore  nel 1959 affidato al prof. Luigi Tocchetti, poi rivisto nel 1964 dall’arch. Ugo Cacciapuoti fino a quando con l’entrata in vigore della legge 7-8-1967 n. 765 – la Legge Ponte che imponeva ai sei Comuni di redigere il Piano – l’EVI non dette incarico all’arch.prof. Corrado Bequinot di redigere il Piano Regolatore Intercomunale. Nel 1972 al termine della vita dell’Ente “tale piano studiato, approfondito, discusso con le Amministrazioni Comunali, deve essere solamente discusso dai Consigli dei sei Comuni isolani ai quali l’Ente Ischia ha da tempo inviato il progetto definitivo”(pag.36-ultimo numero di Lettera da Ischia. Perché quel Piano Bequinot non fu mai approvato? Probabilmente fu la rottura dell’omogeneità politica  e l’abolizione dell’EVI voluta soprattutto dai socialisti.

Già alla metà degli anni ‘60  soprattutto per merito di Francesco Scalfati il PSI divenne il più forte partito di opposizione nei sei Comuni dell’isola. Nel 1964 il PSI  riportò in consiglio provinciale l’avv. Francesco Regine di Forio che era stato consigliere nel 1952 e soffiò Barano alla DC che vinse per pochi voti ad Ischia Città, a Casamicciola ed a Forio ma bene a Lacco Ameno e Serrara-Fontana. Il PSI aveva una politica nazionale e provinciale  di centro-sinistra ed una politica locale di alternativa alla DC. Sul piano locale il PSI  divenne piuttosto una “Concentrazione Democratica”contro la DC  che un partito di sinistra. Perchè si affermò? Perché si sentì una esigenza di libertà. Gli uomini della DC – Vincenzo Telese,  Antonio Castagna,  Vincenzo Mennella, Vincenzo Mazzella,  Pietro Carlo Mattera,  Giovanni Di Meglio – erano fortemente legati alla Chiesa con caratteri autoritari. Una popolazione sempre più scolarizzata avvertiva una esigenza di libertà politica. Per capire il clima di quegli anni ‘60 forse bisogna riportare la testimonianza del prof. Edoardo Malagoli (1918-2001) contenuta nell’intervista-documento che mi rilasciò nel 1987 e che è contenuta nel mio libro “Tempi d’Ischia”.

Malagoli che insegnava italiano e storia al liceo classico cominciò a fare scandalo con il suo “rivoluzionario insegnamento”liberale da allievo di Benedetto Croce.

“Furono gli anni in cui ad Ischia operava con molta durezza, con molta autorità un vescovo, Mons. Cece, con il quale ebbi scontri duri. Ci furono  da parte sua delle denunce al Ministero della P:I:, inchieste a non finire da parte di ispettori centrali, per il mio insegnamento laico, liberale non in senso politico ma in senso storico,ed ho sperato per molto tempo che le denunce che mi piovevano addosso portassero  il mio caso alla Corte Costituzionale perché era evidente la contraddizione esistente nella Carta Costituzionale tra l’art.7 che regola i rapporti tra Stato e Chiesa e l’art.33 che afferma che l’arte e la scienza sono libere e libero il loro insegnamento. Non fu chiarito per prudenza delle autorità scolastiche di allora ma furono anni duri perché c’era una certa intolleranza di una certa opinione pubblica”ricorda Malagoli (pag.28 Tempi d’Ischia). Il PSI di Scalfati seppe cogliere l’esigenza di una società più aperta ma visse la contraddizione di “oppositore”della DC sul piano locale ed “alleato”della DC sul piano nazionale, provinciale e dal 1970 “regionale”.

Infatti con l’istituzione della Regione nel 1970 passarono alla sua competenza sia il turismo sia la pianificazione. L’EVI fu sciolto: nacquero sulle sue ceneri il CAFI, il consorzio acquedotto e fognature dei sei Comuni e l’Azienda di Cura, Soggiorno e Turismo di Ischia e Procida. Ma la Regione non ha approvato in 42 anni una legge sull’organizzazione turistica sub-regionale e l’Azienda di CST è commissariata da almeno 30 anni tranne la breve guida dell’avv. Umberto Di Meglio negli anni ’80. I governi regionali di centro-sinistra poi di “pentapartito”sempre con il PSI al governo non riuscirono a dare all’isola d’Ischia un Piano Regolatore Generale Intercomunale.

Ci stava riuscendo negli anni  ’80 l’assessore Guido D’Angelo ma D’Angelo si dimise e poi venne nel 1984 la Legge Galasso che imponeva alla Regione il Piano Urbanistico Territoriale che a sua volta la Regione non seppe approvare. Solo nel 1995 per iniziativa del Ministro ai Beni Culturali, Antonio Paolucci, viene approvato il Piano Urbanistico Territoriale dell’isola d’Ischia da parte del Governo che esercita i poteri “sostitutivi”nei confronti della Regione  inadempiente. E’un piano ipervincolistico che di fatto e di diritto blocca lo sviluppo urbanistico dell’isola.

Ma come i sei Comuni hanno gestito l’edilizia privata dal 1967 fino ad oggi ioè per 45 anni? Perché nasce l’abusivismo edilizio? Che ruolo ha svolto la Provincia anche con i poteri che gli assegnava la legge sugli enti locali n. 142/90?  Perché i condoni edilizi? Di chi le colpe per questa storia interminabile della mancata Pianificazione?

Casamicciola, 29 febbraio 2012-02-29

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5 – continua

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