Ischia News ed Eventi - Le parole non dette al convegno su “L’equivoco del Sud”

Le parole non dette al convegno su “L’equivoco del Sud”

Convegno-Seminario di riflessione intorno al libro di Carlo Borgomeo “L’equivoco del Sud”

Poesie e racconti
Typography

Nell’accompagnare Carlo Borgomeo mercoledì 18 settembre verso le 7 del mattino all’aliscafo dopo un breve riposo notturno di poco più di 5 ore nella più bella stanza di casa mia con il balcone e la vista sul porto di Casamicciola che mia madre Anna riservava agli ospiti illustri – ne abbiamo avuti tanti nella nostra casa da Enrico De Nicola a Jacques Anquetil – Carlo mi ha detto che la presentazione del suo libro “L’equivoco del Sud” che abbiamo tenuto a Lacco Ameno martedì 17 settembre nella Casina Gingerò a Villa Arbusto è stata fra le più interessanti che ha fatto in questi mesi. “Pensa – mi ha detto – che quella di ieri è la diciottesima presentazione. Sto girando l’Italia per diffondere il libro ed il mese prossimo vado a Trieste”.

Conoscevo per fama Carlo Borgomeo e ne ebbi sul finire degli anni ‘90, quando era presidente della società per l’Imprenditoria Giovanile, una conoscenza fugace al Palazzo della Provincia in Piazza Matteotti a Napoli. Mi colpì il suo impegno per favorire l’occupazione giovanile nel Mezzogiorno, per promuovere lo sviluppo locale perché già da allora Borgomeo sosteneva che il Mezzogiorno doveva fare da sé. La stima si è accresciuta con la conoscenza diretta e con la lettura e lo studio del suo libro.

“Non sono uno scrittore – mi ha detto – è stato l’editore Laterza che mi ha invitato a scrivere un libro ricavato dalle mie esperienze meridionalistiche”. Carlo Borgomeo ha 65 anni e presiede la Fondazione Con il Sud costituita dalle Fondazioni bancarie italiane per sostenere il “Terzo Settore”.

Carlo è convinto che “le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, la cooperazione sociale” sono fondamentali per l’”autopropulsione” dei sistemi locali di sviluppo in tutto il Mezzogiorno. Così nel suo libro – che ho definito “rivoluzionario” nella meridionalistica passata e recente perché afferma con estrema decisione che si è sbagliato tutto nel Mezzogiorno e che l’industrializzazione è stato un errore colossale – Carlo sottolinea particolarmente il pensiero di Giorgio Ceriani Sebregondi (1916-1958), un giovane “sociologo”, (si direbbe ora ma allora non esisteva la figura del sociologo), morto a 41 anni che aveva lavorato alla Svimez di Pasquale Saraceno, uno dei più grandi meridionalisti, che dalla Svimez fu allontanato perché in contrasto con il tipo di industrializzazione che proponeva Saraceno e che fu fatto soprattutto con la Cassa per il Mezzogiorno non esisti discutibili ma nei casi maggiori con assoluto fallimento come è stato il caso dell’Italsider di Bagnoli.

Carlo Borgomeo dichiara “la sua totale adesione alla concezione dello sviluppo di Sebregondi, la stessa che ho alimentato lavorando al CENSIS con De Rita, fondata su radici culturali nelle quali mi riconosco pienamente”. Segregondi sosteneva infatti che “la prima cosa da fare è la centralità del sociale nel processo di sviluppo specie meridionale”.

Non conoscevo questo giovane e sfortunato sociologo milanese, “cattolico comunista” come si definiva, che sosteneva che “bisognava curare l’albero che dà pochi frutti” nel Mezzogiorno ma non “appendere frutti sui suoi rami”.

Così ho potuto “comparare” il suo pensiero con la realtà dell’isola d’Ischia e ne ho tratto la convinzione che nel ventennio 1950-1970 gli investimenti di Angelo Rizzoli, che hanno rappresentato la locomotiva dello sviluppo, le opere infrastrutturali della Cassa per il Mezzogiorno come la costruzione dell’acquedotto sottomarino, una delle migliori realizzazioni ingegneristiche d’Europa, gli incentivi creditizi a fondo perduto ed a tasso agevolato agli imprenditori del turismo, del commercio e dei servizi per la costruzione di alberghi, opifici termali, attività commerciali ed artigianali, hanno rappresentato la “cura dell’albergo” dal quale sono nati “molti frutti”.

L’isola d’Ischia è quindi un esempio positivo della politica di industrializzazione nel Mezzogiorno perché le realizzazioni sono state in linea con la sua vocazione naturale e non sono state “artificiali”. E’ stato un processo positivo di massimizzazione delle potenzialità di sviluppo secondo la vocazione naturale del territorio.

E’ quindi l’isola d’Ischia un caso emblematico per attuare un consolidamento dello sviluppo con una seria politica di pianificazione territoriale e di programmazione economica che invece non è stata attuata – pur necessaria per una “pianta con i frutti maturi”– nel “quarantennio” e più 1970-2010 determinando uno sviluppo “squilibrato e disordinato” fino alla brutale approvazione di un Piano Urbanistico Territoriale ( 1995) che vieta qualsiasi modifica del territorio.

Questo sviluppo squilibrato e disordinato richiede oggi una “Coesione” e da qui il tema del convegno di Lacco Ameno sul quale sono intervenuti anche Franco Borgogna e Osvaldo Cammarota antichi sostenitori da anni il primo della “programmazione economica” a livello locale ed il secondo dello “sviluppo locale” con gli strumenti del Patto Territoriale o comunque del protagonismo degli “attori di sviluppo”.

Dal convegno è emersa questa necessità di coesione dell’isola d’Ischia, oltre la divisione in sei Comuni, ma per attuare una realistica politica di sviluppo sociale ed economico dove il sociale viene prima del profitto d’impresa c’è bisogno di una classe dirigente che sia convinta di un realizzare un nuovo modello di sviluppo. Occorrono comportamenti seri. Occorre un dibattito politico sui “contenuti” di un confronto politico nei Consigli Comunali che sono assemblee elettive da rivalutare dopo un ventennio di discutibile “cesarismo” o “podestarismo” dei sindaci eletti dal popolo che non potendo essere sostituiti nel corso della consiglia tura cambiano gli assessori quando vogliono e cambiano perfino le maggioranze consiliari attuando uno squallido trasformismo nelle realtà locali.

Insomma occorre un migliore “capitale sociale” cioè una migliore classe dirigente ad ogni livello soprattutto a quello dei dirigenti, funzionari e tecnici della Pubblica Amministrazione. Borgomeo nel suo libro ne fa una “condizione essenziale”( pag.158).

Su un migliore “capitale sociale” ma sia detto chiaramente con una migliore classe politica a livello locale – che finalmente abbia il coraggio di riprendere una identità “partitica” sia essa di destra o di sinistra o di centro dicendo basta a raggruppamenti qualunquistici che si chiamano “patto”, “rispetto”, “rinascita” etc.etc. - il convegno ha detto poco ma speriamo abbastanza per far riflettere.

Certo solo pochi giorni dopo il convegno siamo in piena crisi politica nel Comune di Casamicciola dove tre consiglieri di minoranza diventano maggioranza e tre consiglieri di maggioranza che decidono di assumere una identità partitica come il PD vanno in minoranza e con questo trasformismo in salsa ischi tana non c’è alcun dibattito sui contenuti di un’azione di rilancio economico, pur proposto in 16 punti dal Comitato Colibrì presieduto dall’arch. Caterina Iacono, che ha addirittura presentato da mesi un piano di fattibilità giuridica ed un piano di massima di fattibilità economica ed ancora perfino una bozza di delibera di consiglio comunale!

Mentre quindi da un lato cresce un ottimismo per il futuro dell’isola d’Ischia alla luce delle politiche nazionali di Coesione con enormi possibilità di interventi tanto che l’isola intera dovrà rafforzare la sua barca per navigare in un mare sempre in tempesta ma se avrà un buon comandante ed un buon equipaggio anche i marosi possono essere affrontati con successo; dall’altro emerge un grande scoramento per la qualità del dibattito politico in micro-consigli comunali che delegittimano se stessi ed i loro componenti proprio in un momento in cui l’assemblea elettiva locale deve chiedere ed ottenere il massimo della rappresentatività e dell’efficienza.