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Il Mare bagna ancora l’isola d’Ischia

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1- L’Isola senza depuratori: la denuncia

Ho letto con interesse l’esposto dettagliato che il consigliere comunale di opposizione del Comune di Barano d’Ischia, Michele Pesce, ha inviato alla “Commissione Europea sulla depurazione delle acque reflue nell’isola d’Ischia”dove Pesce

– dopo una descrizione dell’isola e della sua  consistenza economica “con oltre quattrocento strutture alberghiere …oltre 3.000.000 di presenze secondo i dati ufficiali dell’Ente Provinciale per il Turismo …oltre 1.500.000 di presenze non dichiarate”con cenni anche  alla “forte antropizzazione”(65 mila abitanti) –  denuncia che “l’isola d’Ischia è priva di depuratori delle acque di scarico per cui le fogne pubbliche,laddove esistenti, scaricano il loro contenuto direttamente nel mare senza alcun trattamento; in alcune aree dell’isola i liquami fognari defluiscono a cielo aperto e sono in parte assorbiti nei primi strati del suolo ed in parte vengono scaricati attraverso pozzi artesiani direttamente nel sottosuolo con inquinamento delle falde acquifere”.

Pesce quindi passa all’esame di dettaglio dello stato del sistema fognario e del sistema depurativo delle singole località partendo da Serrara-Fontana dove “una parte delle fogne arrivano a cielo aperto direttamente nella Baia dei Maronti attraverso l’alveo naturale di “Cava Scura”mentre”… il cosiddetto  “depuratore”(fra virgolette nel testo n.d.r.) di Santangelo in cui defluiscono i liquami fognari dell’abitato e della maggior parte delle strutture turistiche della località, non depura nulla giacchè è solo un impianto di grigliatura che trattiene solo materiali solidi lasciando passare i fanghi fognari per cui tutte le acque degli esercizi pubblici del borgo di Santangelo, a grossa capacità turistica,scaricano senza depurazione tanto è vero che i saponi e gli altri liquami si diffondono nella baia dei Maronti e di quella di Sorgeto”; poi il caso di Forio dove in località “Scannella”defluisce un rivolo fognario che si riversa nel mare e la baia spesso sembra una vasca di sapone. A poche centinaia di metri dalla bellissima dalla bellissima spiaggia di “Cava dell’isola”sgorga uno dei tronconi fognari del Comune di Forio, anche questo privo di impianto di depurazione per cui le correnti spesso portano i liquami verso riva e la “baia di Citara”.Fuori al “porto di Forio”sgorga un altro troncone fognario ed un altro ancora sgorga fuori alla “Chiaia”, impianti che ricevono anche tutti gli scarichi provenienti da condotti fognari di “via degli agrumi”, del “piazzale Cristoforo Colombo”, delle “ Pietre Rosse”, del “Molo di Ponente”; ancora la situazione di Lacco Ameno dove “Il Comune ha uno scarico diretto a mare delle fogne anch’esso senza depurazione a poche centinaia di metri dal “Fungo”da dove fuoriescono liquami che si  spargono lungo la costa e raggiungono anche la baia di “San Montano”; e la volta di Casamicciola Terme dove “le fogne invadono il porto mentre altro scarico fognario è a poche centinaia di metri a largo rispetto al “Convento”che si trova sul lungomare di “via Girardi”anche questo scarico non ha depurazione e pure lì i liquami che emergono si espandono lungo la costa. Altro scarico fognario anch’esso privo di depuratore si riversa a mare nelle vicinanze dell’eliporto”; poi l’esame passa   al maggior Comune dell’isola, Ischia, che “ha tre condotte fognarie che si diramano dalla località “San Pietro”, dal “Lido”e da “Ischia Ponte”, prive di impianto di depurazione e lo stesso “porto di Ischia”è un recapito fognario”; infine la situazione di Barano dove “le fogne della frazione di “Testaccio”in parte attraverso un pozzo artesiano, scaricano nella falda di acqua calda dei “Maronti”ed in parte attraverso un altro pozzo artesiano scaricano nella falda di acqua dolce di “via Piano”. Le fogne della frazione di Buonopane scaricano a mare attraverso l’alveo naturale di “Olmitello; quelle di “Barano centro”attraverso un canale puliviale scaricano a cielo aperto nella “piana di Testaccio”; le fogne della frazione di “Piedimonte”, attraverso un pozzo artesiano scaricano in una falda nella parte retrostante il cimitero comunale”.

Il consigliere comunale di Barano ricorda anche che “la maggior parte dei condotti fognari che riversano le acque reflue a mare sono gestite dalla società EVI – Energia Verde ed Idrica SPA (società a totale partecipazione dei sei Comuni attraverso il Consorzio CISI)”e commenta che “le acque di scarico e le sostanze nocive in esse contenute oltre ad inquinare irreparabilmente le acque superficiali adibite alla balneazione hanno irreparabilmente danneggiato i fondali marini distruggendone la flora e l’habitat della fauna ittica”.

Michele Pesce ricorda anche che “il litorale marino dell’isola d’Ischia”è stato dichiarato “area marina protetta”nel 2008 con la denominazione di “Regno di Nettuno”ed “i suddetti scarichi continuano a riversarsi nelle acque marine lungo la costa aggravando il degrado ed il danno ambientale dei tratti costieri aggrediti da fenomeni di erosione e di alterazione degli habitat  sottomarini”.

Quindi Pesce passa alle opere di disinquinamento in corso: “La Regione Campania nel 2004 ha appaltato la costruzione di un depuratore nel Comune di Ischia alla località “San Pietro”per l’importo stimato di euro 23.440.385, 64 (iva esclusa)-Fondi  UE per il trattamento delle acque dei Comuni di Ischia e Barano”. I lavori sono fermi. “Si stima che l’entrata in funzione del depuratore avvenga non prima del 2030”.Per gli altri 4 Comuni fino ad oggi non è stata neanche prevista la costruzione di un depuratore”.

Pesce quindi passa alla elencazione delle “norme di diritto comunitario violate”e da qui la richiesta di intervento  surrogatorio della Commissione Europea e cioè il “Governo dell’Unione Europea”presieduto dal portoghese  Manuel Barroso. Pesce allega tutti i documenti giustificativi a sostegno della denuncia.

2 – L’Isola senza depuratori: la storia del progetto di disinquinamento

La denuncia di Michele Pesce – che è stato per oltre 30 anni funzionario comunale di Barano prima di dedicarsi in quiescenza all’impegno politico diretto – non fa però alcun accenno alla “storia della mancata  costruzione dell’impianto o degli impianti di depurazione nell’isola d’Ischia”e sarebbe stato invece molto importante un racconto storico. Proviamo a farlo noi per quanto approssimativo e non esaustivo ma almeno sufficiente per altre considerazioni.

Già agli inizi  degli anni ‘60 del ‘900 l’allora Ente per la Valorizzazione dell’isola d’Ischia,che per il termine della legge istitutiva ha cessato di esistere alla fine del 1972, aveva una “progettazione generale per il sistema fognario dell’isola d’Ischia”sulla scorta di una Commissione di studi nominata nel 1961 così era pronto uno studio dei fondali marini e delle correnti. L’EVI aveva approvato progetti per 18 miliardi di lire ed “un primo impianto attualmente in corso di realizzazione sulla spiaggia di San Pietro”(Lettera da Ischia diretta da Giacomo Deuringer , ultimo numero,inverno 1972 – relazione finale dell’attività dell’EVI nei venti anni di esistenza 1952-1972 di ben 21 pagine!).

Dopo l’infezione colerica a Napoli del 1973 nasce il progetto speciale per il disinquinamento del Golfo di Napoli, il famoso PS3,  e per l’isola d’Ischia è previsto un complesso sistema fognario con un unico impianto di depurazione da realizzarsi nel Comune di Forio così era da realizzarsi una galleria sotterranea in partenza dal porto di Ischia fino a Forio.Progettista l’ing. Biggieri della Cassa per il Mezzogiorno.I lavori iniziano nel 1976 e sospesi nel 1978 per i “Moti di Forio”che non vuole il mega- depuratore sul proprio territorio con mobilitazione unanime della propria popolazione. Il Vice Presidente ed Assessore ai Lavori Pubblici della Provincia di Napoli, Nino D’Ambra, foriano, in un celebre discorso alla folla foriana afferma che “la Provincia non darà mai l’autorizzazione alla Cassa per il Mezzogiorno di traforare le strade provinciali”e consegna “la chiave di quel cassetto che custodisce  le  carte”al popolo di Forio. Fine del progetto Casmez.

Dal 1980 iniziano gli interventi della Regione Campania, subentrata nelle competenze, con diverse soluzioni in sostituzione del mega-depuratore prevedendo piccoli impianti ciascuno per ogni comune con una propria rete fognaria finanziati entrambi con fondi statali e regionali detti FIO (Fondi Investimenti ed Occupazione”deliberati dal CIPE.

Nascono le “condotte sottomarine”per lo smaltimento delle acque reflue pre-trattate a mare ma lontane dalla costa sulla scorta di una proposta dello studioso americano Oppenheimer (solo omonimo del grande fisico) che sostiene che il “mare è il rene della terra” ed ad una certa distanza dalla costa ed ad una certa profondità è il mare stesso che depura.

Le condotte sottomarine si sono rivelate sufficientemente efficaci. Nonostante la mancanza di impianti di depurazione funzionanti la grandissima parte delle acque intorno  alle  spiagge dell’isola d’Ischia risultano, anche con analisi dell’ARPAC, ente regionale delegato al controllo dell’ inquinamento, balneabili.

Se infatti fosse stata vietata la balneazione per inquinamento delle acque il sistema economico tutto fondato sul turismo con i dati quantitativi che lo stesso Michele Pesce fornisce avrebbe dovuto crollare da anni mentre invece resiste anche nei momenti di recessione economica.

Ma come è avvenuto questo “miracolo della natura”?

3 – Ischia, la nave oceanografica sulla terraferma

 

L’ho detto molte volte e mi piace ripeterlo: nei primi anni ‘70 del ‘900 , dal 1972 al 1975, tre anni, quando avevo poco più di vent’anni, presso il periodico locale “Il Giornale d’Ischia”fondato da Franco Conte (1938-1988) nel 1971, ho maturato la mia fondamentale esperienza giornalistica iniziata da semplice “collaboratore”, continuata come “redattore capo”e chiusa come “direttore responsabile”. Ho imparato la lezione costituente del mio percorso umano e professionale alla quale ho cercato di rimanere fedele, di  ampliare e perfezionare,nei quaranta anni successivi. L’esperienza di quel piccolo giornale,precursore dell’editoria locale, che durò esattamente 4 anni con 6 o 8 pagine formato lenzuolo dal giugno 1971 al giugno 1975 con pubblicazione quindicinale, settimanale, mensile fino alla ingloriosa chiusura, costituisce una documentazione preziosa per capire quegli anni dello sviluppo “maturo”dell’isola, dei nuovi problemi che determinava il nuovo boom del turismo di massa con il “sacco edilizio”, la nuova classe dirigente della DC e dell’”alternativo”PSI, la speranza e la proposta della Pianificazione Territoriale per uno sviluppo ordinato. La raccolta de “Il Giornale d’Ischia”– di cui almeno una  copia è conservata presso la Biblioteca Antoniana di Ischia donata da Mons. Pasquale Polito (1917-1994) ed un’altra a casa mia  – costituisce  una Miniera decisiva per la ricostruzione della Storia Contemporanea dell’isola. A “Il Giornale d’Ischia”,che aveva la sua sede a Piazza Croce, nel centro di Ischia, ho imparato a fare il giornalista “locale”ed a considerare “sacri i fatti e liberi i giudizi”con una applicazione severa del giornalismo inglese .Mai abbandonata. La “proposta divisa dalla protesta”e tutte e due espresse chiaramente  con toni  bassi e decisi mai forti ed urlati. Così quel mio indimenticabile Maestro, Franco Conte, è da me  ricordato sempre con lo stesso affetto ed il continuo rimpianto. Oggi come Ieri.

Era il febbraio del 1975, il primo numero dell’anno, ed il giornale già si avviava presso la chiusura. Franco Conte volle fare un servizio su quella “casina rossa sul porto”: la stazione zoologica che gli ischitani chiamavano l’Acquario. L’ampio servizio è contenuto nella terza pagina di quel numero di appena sei pagine con la fotografia dei tre ricercatori Francesco Cinelli, Eugenio Fresi e Lucia Mazzella.

“Venendo da Napoli all’entrata del porto d’Ischia si nota sulla collina di S. Pietro, una costruzione attintata in rosso pompeiano che somiglia vagamente in piccolo alla rocca del castello aragonese. E’la Villa Acquario fatta costruire nel 1904 da Rinaldo Dohrn, figlio dello scienziato tedesco Anton Dohrn, fondatore della stazione biologica di Napoli”attacca Franco col suo pezzo sull’Acquario che era la Villa della famiglia Dohrn “fino al 1962 quando la fondazione della Volkswagen donò circa 200 milioni di lire affinchè la villa venisse trasformata in laboratorio di ecologia marina”.

“E’un laboratorio di ricerca – scrive Franco nel suo pezzo – con tanti microscopi, termostati, essiccatori, frigoriferi, autoclavi,pompe, compressori, attrezzature subacquee, camera oscura, bilance ed altre cose; il tutto sotto il controllo di tre giovani ricercatori laureati in scienze biologiche: Francesco Cinelli, 35 anni, è un fiorentino, sposato, ha una  bambina di 3 anni ed è venuto ad Ischia nel 1969 preceduto da un anno del più giovane torinese Eugenio Fresi, 31 anni, sposato anch’egli con prole in arrivo. Il primo è specializzato in vegetazione marina e si occupa in particolare di alghe; il secondo è zoologo, specialista in crostacei. Entrambi collaboratori della rivista “Il Subacqueo”; sono autori    di numerose  pubblicazioni e di sussidi  didattici per le scuole… Lucia Mazzella , ischi tana, 25 anni, è arrivata nel 1972 dopo esserci laureata con una tesi sull’Acquario di Napoli.

Dopo la presentazione le interviste:

“Ischia è una nave oceanografica sulla terraferma – ci dice Fresi – è l’isola ideale per studiare, senza sforzo le condizioni di vita marina sia ad una profondità di pochi metri sia a profondità di 500 metri, mentre per fare ciò, in altri posti, si è costretti a percorrere con una nave miglia e miglia. Invece ad Ischia basta andare ai Maronti con una barca”.

“Per fortuna Ischia è stata salvata dalle sue correnti. Geograficamente l’isola non si trova nel golfo di Napoli. Si potrebbe dire che faccia parte più del golfo di Gaeta. Se fosse stata racchiusa nel golfo di Napoli il suo mare sarebbe diventato un deserto come appunto è diventato il mare del golfo. Il mare di Ischia è invece ecologicamente sano”.

“Abbiamo iniziato da poco lo studio sulle condizioni di vita marina nel porto d’Ischia perché il porto rappresenta un esempio unico di bacino chiuso”ci dice Cinelli.

“Stiamo verificando il fenomeno della selezione per inquinamento che è diverso dal fenomeno di selezione per agitazione delle acque”.

Poi il discorso si sposta su problemi di una certa attualità. Sono in  corso i lavori per la realizzazione di un primo tratto di fognature le cui acque depurate dovrebbero essere scaricate a mare. I due biologi sono alquanto  preoccupati per le eventuali conseguenze che potrebbero derivare da un guasto eventuale dell’impianto delle vasche di depurazione che devono essere affidate ad un personale altamente specializzato.

“Se l’impianto non funziona a ritmo continuo le spiagge di Ischia corrono il rischio di inquinarsi”.

“Forse sarebbe stato il caso di studiare la possibilità di utilizzare le acque depurate per usi agricoli vista la penuria di acqua che vi è ad Ischia  o di studiare una diversa collocazione degli scarichi a mare. Invece benché esista sul posto un laboratorio bene attrezzato come il nostro, in possesso di dati utili, nessuno ha ritenuto opportuno chiederci un parere in merito”.

Così alla fine del colloquio ci scappa il suggerimento di invitare al prossimo corso di ecologia gli amministratori del Comune d’Ischia anche a costo di essere  costretti a portare il livello da quello di scuole medie superiori a quello delle scuole elementari” conclude Franco Conte il suo servizio.

Franco Conte è morto a 50 anni il 15 agosto del 1988. Eugenio Fresi è morto il 4 ottobre del 2010 a Livorno a 68 anni, Lucia Mazzella è morta a soli 52 anni nel 1999 ed ha dedicato tutta la sua breve ma intensa vita di studiosa alle ricerche sulle praterie sommerse di “Posidonia oceanica”nel mare di Ischia. Francesco Cinelli è l’unico sopravvissuto. E’docente di ecologia all’Università di Pisa.

Nonostante le offese  alla Natura da parte degli uomini il Mare bagna ancora l’isola d’Ischia che si trova nel Golfo di Gaeta e non in quello di Napoli, le correnti marine sono “il rene della nostra  terra”, ma è chiaro che così non si può andare avanti, che occorre avviare e concludere un progetto di depurazione delle acque reflue di tutta l’isola il cui spezzettamento amministrativo è dannoso al suo sviluppo turistico ma anche questo progetto deve essere realistico poiché al pari della vicenda della Pianificazione Territoriale è diventato un libro dei sogni. Che di questi problemi se ne occupi  il Governo dell’Unione Europea per supplire all’inefficienza della Repubblica Italiana potrebbe essere una soluzione.

L’Isola d’Ischia per la sua particolarità ambientale è Patrimonio Europeo o meglio ancora dell’intera Umanità.

Casamicciola, 15 ottobre 2011-10-15

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la pagina de Il Giornale d' Ischia del febbraio 1975I tre ricercatori della stazione zoologica di Ischia nel 1975: Ciannelli,  Fresi e Lucia Mazzella