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Comune Unico ed i limiti del referendum consultivo

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"Non si deve pretendere di raccogliere subito dopo aver seminato. Se siamo convinti che una soluzione è buona non dobbiamo stancarci di battere e ribattere sullo stesso chiodo finchè non sia entrato anche nelle teste più dure. L'avvenire dipende anche da quello che ognuno di noi è capace di fare."

Ernesto Rossi

( 1897-1967)

Trovo francamente inspiegabile l'annunciato ricorso al Tar della Campania da parte del sindaco di Serrara-Fontana, Cesare Mattera, presidente del comitato unitario per il No al Comune Unico dell'isola d'Ischia avverso al decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania che indice il referendum "consultivo" fra le popolazioni degli attuali sei Comuni affinchè il Consiglio Regionale della Campania acquisisca il parere "obbligatorio" delle popolazioni interessate prima di procedere alla discussione ed alla eventuale approvazione della legge regionale di accorpamento dei sei Comuni dell'isola. Sarà interessante conoscere le motivazioni giuridiche del ricorso.

Forse è ancora una volta opportuno rimarcare che si tratta di un "referendum consultivo" e non "deliberativo" cioè è poco più di un "parere" richiesto alle popolazioni. Il Consiglio Regionale potrebbe disattendere questo parere e deliberare contro la maggioranza dei sì o dei no al Comune Unico né esistono tempi certi per avere comunque un deliberato o una legge da parte della Regione.

Non c'è nemmeno una legge-quadro della Regione Campania che punta a favorire l'accorpamento dei Comuni al fine di raggiungere maggiore efficienza amministrative e reale democrazia locale.

Personalmente – se l'esigenza di un unico Comune, visto come lo strumento necessario per consolidare lo sviluppo economico e sociale e ridare dignità alla Politica ed alla Democrazia Autonomistica non avesse riscontrato tanto favore fra gli amici di Facebook tanto da arrivare in poco più di due mesi a circa 500 aderenti al Movimento per il Comune Unico dell'isola d'Ischia – mi sarei astenuto da ogni dibattito e forse dallo stesso voto.

Tutta la costruzione giuridica della Costituzione della Repubblica – che deve essere assolutamente difesa soprattutto nella prima parte ma non è un Vangelo e può essere migliorata – è impostata sulla "democrazia indiretta". I Padri Costituenti volevano evitare un altro "uomo del destino", un'altra dittatura, e predisposero una Carta dove i poteri – separati secondo la distinzione di Montesquieu – non fossero o non potessero finire nella mani di un sol "uomo al comando": un Parlamento con due Camere con gli stessi poteri; un Governo nominato dal Capo dello Stato e responsabile di fronte al Parlamento; un sistema di controllo sugli atti e le leggi della Repubblica; una Magistratura indipendente ; un sistema delle Autonomie Locali di tre livelli ( Regione, Provincia e Comune).

Il Referendum – sul quale l'Assemblea Costituente discusse molto – viene previsto all'art.75 solo come "abrogativo" o "confermativo" di leggi. Non è previsto nel nostro ordinamento il referendum "deliberativo" introdotto con l'art.11 della Costituzione della V Repubblica Francese dal generale Charles de Gaulle. Mentre in Francia il popolo può "approvare" direttamente una legge proposta dal Capo dello Stato in Italia il popolo può soltanto "cancellare" una legge.

A livello locale – sia regionale o provinciale o comunale – i Referendum sono solo "consultivi". Il popolo non può né "deliberare" né "legiferare".

Nel caso nostro saremo chiamati – ma non sappiamo quando – ad esprimerci su un "quesito" e meglio sarebbe stato se il Consiglio Regionale della Campania avesse proposto un vero e proprio progetto di legge che in caso di Sì maggioritari sarebbe andato immediatamente in vigore.

Invece prima di arrivare ad una necessaria unità amministrativa l'iter sarà molto lungo. I sostenitori dell'uno e dell'altro fronte avranno ancora da lottare per far vincere le loro tesi poiché saranno i Consiglieri Regionali ad approvare una nuova legge o a non approvarla affatto.

Ho già avuto modo di affermare ma lo ribadisco che a mio parere questo confronto sul Comune Unico può costituire una seria ripresa del dibattito politico sui problemi gravi comuni ad ogni località dell'isola primo fra tutti quelli della Pianificazione Territoriale e della Programmazione Economica che sono fondamentali e costituenti del Comune inteso come Ente Autarchico Territoriale.

Quindi nelle more di un sol Comune i sei attuali avviassero un processo di intercomunalità efficiente tale da non vedersi calato dall'alto addirittura dal Governo attraverso il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali per l'inefficienza della Regione un Piano Urbanistico Territoriale che impedisce qualsiasi altro potere di Programmazione degli stessi Comuni.

Ho già avuto modo di sottolineare che sia il provvedimento di unificazione del 1938 sia quello di ricostruzione dei sei Comuni del 1945 furono due provvedimenti mai passati per una consultazione popolare anche consultiva e mai passati addirittura dal Parlamento. Furono due decreti governativi.

Ma mentre rinascevano i sei Comuni nel 1946 con le prime elezioni amministrative rinasceva anche l'Ente di Diritto Pubblico per la Valorizzazione dell'isola d'Ischia ( EVI) che era un vero e proprio "Super Comune" e che è durato dal 1952 al 1972 in presenza di una classe politica assolutamente omogenea rappresentata soltanto da uomini della DC la quale governava anche la Provincia di Napoli – braccio esecutivo della Cassa per il Mezzogiorno per le grandi opere infrastrutturali - ed il Governo centrale che aveva anche un Ministro per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno. "Sostanzialmente "l'isola d'Ischia negli anni del grande decollo turistico ha avuto una direzione politica ed amministrativa unitaria con una forte presenza della Cassa per il Mezzogiorno e con la più ampia disponibilità all'iniziativa imprenditoriale privata che si è indirizzata dove trovava "profitti" e naturalmente è sorto un Nord ed un Sud dell'isola. Il Comune Unico cioè è uscito dalla porta per entrare dalla finestra.

E'dal 1972 cioè da circa 40 anni che proprio nei periodi di "saccheggio del territorio" quando a livello centrale si sosteneva la politica di Programmazione con i governi di centro-sinistra e si costituivano le Regioni a Statuto Ordinario che l'isola d'Ischia non ha più una politica unitaria anche perché non c'è stata più l'omogeneità politica dei sei Comuni avendo la DC perso la maggioranza assoluta in alcuni Comuni a scapito del PSI. Dal 1993 poi sono caduti perfino i vecchi partiti della Prima Repubblica mentre la Regione Campania non ha mai costituito un Ente di Promozione Turistica né ha saputo dare un Piano Urbanistico di tutela "passiva" del territorio mentre i Comuni avrebbero dovuto promuovere una tutela "attiva" del territorio con i Piani Regolatori Generali.

Insomma da 40 anni l'isola d'Ischia va avanti con quello che il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti chiama il "mercatismo" cioè la sua economia esclusivamente turistica è interamente posseduta dal sistema privato delle imprese – medie, piccole, piccolissime, tanto che sono 3 mila iscritte alla Camera di Commercio – con una forza lavoro disponibile di circa 13 mila iscritti al Centro per l'Impiego con 9500 pratiche di disoccupazione ogni anno erogate dall'INPS e con una popolazione studentesca delle sole scuole superiori di 3200 alunni. Tralascio di menzionare – per carità di Patria ma le cronache dei giornali locali e nazionali ed il web sono alluvionati –gli episodi di sprechi e di malgoverno con una voragine finanziaria di debiti della scadente classe dirigente dei sei Comuni perfettamente omologata da destra a sinistra che ha allontanato in maniera vistosa e drammatica i cittadini dalla politica locale.

Nel frattempo c'è stata la "Rivoluzione Economica" dell'informatica e della telematica e quella Politica con la presenza determinante dell'Unione Europea. Sono cambiati i mercati, è cambiato il modo di conquistare il cliente,sono cambiate le leggi per l'ordinamento delle Autonomie Locali.

La necessità del Comune Unico nasce da questi fatti che come diceva Lenin sono "ostinati" e quindi mi appare inevitabile che nell'attesa del Comune Unico – che conviene soprattutto a quelle che chiamo le "periferie" della Città d'Ischia e cioè proprio gli attuali Comuni di Serrara-Fontana, Barano e Casamicciola che è in "perdita di sviluppo" in primo luogo ma anche Lacco Ameno e Forio in secondo luogo - i sei Comuni si "comportino" come un Unico Comune che guidi le popolazioni di oggi e soprattutto di domani verso lidi più sicuri.

Ecco perché voterò SI al Referendum Consultivo e farò la mia parte.

G.M.

Casamicciola Terme, 12 marzo 11

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