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Eravamo 100 artisti al bar

Maria Senese

Storia
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Bruschette al pomodoro, caprese, gelati di «produzione propria», pubblicizzati all'esterno, in tedesco. Di Maria Senese detta «Zibacchiello», la Maria dei poeti e dei pittori, dei cineasti e dei giramondo, con e senza sangue blu, c'è traccia nel nome sull'insegna ovoidale all'esterno del bar e nel soffitto interamente «decorato» dai manifesti che gli artisti, alcuni illustri tanti semisconosciuti, vi sistemarono personalmente.

Avveniva agli inizi degli anni Cinquanta. Per gli artistiattacchini era un modo per partecipare ai lavori di rinnovazione del locale decisi dalla foriana tutto pepe che aveva ispirato il personaggio di «Baba la turca» ai poeti Wystan Hugh Auden e Chester Kallmann, autori del libretto d'opera musicato da Igor Strawinskji, «La carriera di un libertino».

A metà del corso principale di Forio, alle spalle dell'orrenda fontana, al «Bar Maria», la cortesia del servizio è inappuntabile e i tavolini all'esterno, a tutte le ore, occupati. Anche quello sulla destra uscendo che per circa dieci anni è stato il tavolino del «professore» e del suo inseparabile amico Chester, vale a dire del più grande poeta inglese del Novecento, l'Auden quasi riscoperto negli ultimi anni. Né i molti quadri che tappezzano la bella sala interna, alcuni di ottima fattura, possono purtroppo dire di una memoria antica e perduta, rispetto a quelli che i grandi, devoti amici di «Maria 'e Zibacchiello» appendevano personalmente, omaggio sincero alla simpatia della padrona di casa, la «cara Maria la caffettiera», come in una sua poesia, la definì Elsa Morante: fra le isole belle una più bella, fra le piazzette amate tra i caffè più ospitali il più ospitale: Caffè Internazionale di Forio. E alla cara Maria fra tutte belle e amata, ospitale e galante, resti qui da stasera questo mio ricordo.

Era il 9 ottobre del 1958, Auden e Kallmann stavano per sloggiare, il cenacolo di Maria Senese era ancora molto ricco di presenze partecipi che da aprile a ottobre, tenevano viva una tradizione culturale della quale si sono perdute le tracce. Per fortuna la memoria di Maria è ancora un legittimo vanto di pochi foriani che ebbero la fortuna di vivere gli anni d'oro del bar della piazza, quella sorta di «magistero» nato con Maria al timone del locale dal 1940, quando Vito Maltese, che lo gestiva dal 1932, andò soldato. Basta sentire un signor pittore come Gino Coppa, o l'allora giovanissimo e già colto Gennaro Zivelli, che quasi strappò a un tavolo del bar una solenne promessa al «caro Eduardo» Bargheer, foriano d'adozione prima ancora di Auden. E il pittore già celebre realizzò la scenografia di un «Aspettando Godot» che meriterebbe di essere riproposto in chiave documentaria. Provare a chiedere di Maria, ancora, al generoso custode di tanta storia non soltanto locale, l'avvocato-scrittore Nino d'Ambra, anima faticante di un generoso «Centro Studi». O andare sulle pagine stupende raccolte, intorno a «Maria e il bar Internazionale» da Massimo e Rosa Ielasi dell'omonima benemerita galleria, con gli scritti di Tonino Della Vecchia, Pietro Paolo Zivelli. O, ancora, ai ricordi di Thekla Clark, la «pettona», che a Forio conobbe Auden e Kallmann e li racconta in «Mio due, mio doppio» (Adelphi, 1999).

Maria era squadrata, di corpo e di faccia, e aveva i capelli come lucido da scarpe, tagliati corti con la riga al centro. Il suo caffè era una grande stanza senza finestre con due porte, di cui una dava su un vicolo laterale e l'altra, enorme si apriva sulla piazza in cui erano sistemati i tavoli. Maria serviva il vino locale in caraffe di vetro. Su quelle per i suoi favoriti erano riproduzioni di Vittorio Emanuele e della Regina Elena. Nata nel 1898, Maria dei poeti e degli artisti se ne andò al creatore nel 1977 ma fino al giorno dello sfratto esecutivo, nel 1989, i suoi nipoti ne continuavano l'opera, gelosi custodi di quel salotto della arti creato dalla popolare zia che Auden immortalò in una poesia consegnandola al mondo.

Il 16 settembre 1989 la giunta municipale di Forio, deliberò la richiesta alla Regione di un contributo di un miliardo per «l'esproprio del Bar Maria e l'acquisto dei quadri ivi esistenti». Tanto, perché non si perdesse la memoria storica di un locale che negli anni '50 «grazie alla popolare "cafettera", accentrò l'interesse di nomi famosi rendendolo il cenacolo di artisti e letterati: Auden, Kallmann, Eliot, Spender, Bargheer, Montale, Moravia, Morante, Gilles, Guttuso e tanti altri. La richiesta non ebbe seguito.

di Nino Masiello

Il Bar Internazionale

Com'è allegro e sereni esser seduti
Attorno a un tavolo sotto le stelle estive
Ridere e chiacchierare sul vino o sugli [Strega
Che ci ha portato Vito
Ma, quando la bellezza passa, ricorda, [forestiero,
In un angolo qui, inevitabili
Come la morte o le tasse, a notare il tuo [contegno,
gli occhi di Gisella
Yankee, Limey, Kraut, Foriano, Romano,
Signore, Signori e il terzo Sesso, [imitatemi,
sollevate i bicchieri, bevete alla nostra [Ostessa
Gridando «Viva Maria!»

All'amica Maria con amore
W.H. Auden
17-9-1953

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