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La Città Metropolitana è solo un’idea

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Il passaggio alla Città metropolitana comporta trasformazioni e innovazioni della gestione degli Enti locali: definire funzioni, competenze, ambiti di intervento, l'elezione del sindaco. E' a partire da questi aspetti che, a Napoli, si è svolta una tavola rotonda sul tema, promossa dal Comune di Napoli,in collaborazione con il Dipartimento di Diritto Costituzionale e di Diritto dell'Economia dell'Università di Napoli Federico II.


La Città metropolitana di Napoli nell'arco dei prossimi 18 mesi  dovrebbe subentrare all'Amministrazione provinciale, va ad inserirsi in uno scenario che richiede un ripensamento e una redistribuzione di funzioni.

L'incontro di Napoli nella prestigiosa aula Pessina dell’Univeristà Centrale, come si chiamava una volta,  è stato una prima occasione di confronto tra docenti esperti di Diritto Costituzionale e Amministrativo che, come ha sottolineato il sindaco di Napoli,Luigi de Magistris, "devono essere coinvolti nella riforma". Il Comune di Napoli punta alla costituzione di una Cabina di regia che metta insieme tecnici e politici perché, come ha spiegato Alberto Lucarelli, assessore alla Democrazia Partecipativa, "i due aspetti devono camminare di pari passo". In una prima fase, potrebbe essere favorita, in qualche modo, l'ipotesi che il sindaco della Città metropolitana sia "quello della città capoluogo". Successivamente, si potrebbe pensare, ad esempio, "alla scomposizione della città di Napoli in 5 Comuni".

Un percorso che, ha continuato Lucarelli, "richiede una deliberazione (cioè una legge regionale nd.a)  da parte della Regione, il passaggio in Consiglio comunale e il coinvolgimento dei cittadini attraverso l'esercizio diretto della democrazia partecipativa". Altro punto analizzato, la questione che la Città metropolitana non prevede una Giunta, ma un Consiglio composto da 16 membri, eletti tra i consiglieri e i sindaci delle città che costituiscono il nuovo ente. "Cariche gratuite", ha sottolineato Lucarelli. L'assenza di una Giunta comporta "uno snellimento, ma bisogna poi ragionare sull'intercomunalità, magari con una Camera dei Comuni".


Fin qui la cronaca di una tavola rotonda sulla “ Città Metropolitana di Napoli” svoltasi presso l’aula Pessina dell’Università Centrale di Napoli alla quale hanno preso parte il Magnifico Rettore, prof. Marelli, il Preside della Facoltà di Giurisprudenza, prof. Di Giovanni, i costituzionalisti professori Villone, Staiano, Cocozza, Lucarelli, quest’ultimo anche assessore al Comune di Napoli, Pinto e l’assessore al decentramento del Comune di Milano arrivata appositamente, Daniela Benelli e prima di tutti il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Il parterre era di  alto profilo. Ci si  sarebbe aspettato un’aula gremita di amministratori locali e regionali, di deputati e senatori, di dirigenti di partiti politici ed associazioni. Niente di tutto questo. L’aula era semivuota. C’erano  una decina di studenti – forse del primo anno di giurisprudenza che debbono sostenere l’esame di Diritto Costituzionale – e qualche curioso o vecchio amministratore come Antonio Scippa che fu assessore al Bilancio con Valenzi oltre trent’ani fa.
Sono partito appositamente da Ischia per seguire questa tavola rotonda, percorso 18 miglia di mare in andata e poi di ritorno, perché volevo capire a che punto è lo stato dell’arte sulla riforma della Città Metropolitana e se c’è già un progetto.


Me ne sono tornato  deluso. Né l’Accademia né la Politica sa cosa sia la Città Metropolitana e come si possa attuare . Il sindaco di Napoli De Magistris  si è limitato a dire che “ l’idea è buona” ma senza una riforma della finanza locale non si può attuare. “ Il comune di Napoli è in stato di pre-dissesto finanziario e così la Provincia di Napoli che dovrebbe scomparire e così ancora la gran parte dei 91 Comuni dell’ex-Provincia e con questo quadro finanziario la “ Città Metropolitana” è  una somma di una drammatica situazione della finanza locale” ha detto il sindaco di Napoli che  dopo il suo intervento è dovuto partire per Bologna per l’assemblea dell’ANCI.
A parte l’“ idea buona”  è emerso che si sta parlando di “ area metropolitana di Napli” da oltre 20 anni e comunque già con l’approvazione della legge m.142/90 di riforma degli enti locali che la prevedeva e che  il Governo, questo governo “ tecnico” ha deciso l’attuazione non  al  termine di un dibattito legislativo sulle “ funzioni del nuovo ente” ma soltanto nell’ambito del decreto sulla “ spesa”  all’art.17 del decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012 che ha il merito di essere stato convertito in legge dal Parlamento ma sul quale pende il giudizio di costituzionalità all’esame della Corte Costituzionale il prossimo 6  novembre.


Nessuno dei costituzionalisti intervenuti ha affrontato con chiarezza il vero problema della istituzione della Città Metropolitana che invece è stato affrontato dall’assessore al Comune di Milano, Daniela Benelli: il Comune di Milano di fatto accorperà altri 131 Comuni che diventeranno “ Municipi” cioè poco più che “ circoscrizioni” ma alcuni Comuni della Provincia di Varese vogliono entrare nella “ città metropolitana”. Non potrebbe essere altrimenti perché  dove c’è la città metropolitana i livelli di potere locale sono solo due – il  Comune e la Regione -  e sarà anche importante definire l’assegnazione alla Città Metropolitana anche  di funzioni attualmente  svolte dalla Regione. I milanesi sono sempre i più concreti.
Pensate all’effetto  che una simile decisione – cioè di ridurre i poteri dei Comuni nell’area metropolitana – potrebbe avere per Napoli ed il suo circondario. Comuni come Castellammmare di Stabia (67mila abitanti), Torre Annunziata (50mila abitanti),  Torre del Greco (98 mila abitanti) dovrebbero essere ridotti a livello di “ Circoscrizioni”. Si pensi che Avellino, capoluogo di Provincia, ha  circa 56mila abitanti cioè  ha meno residenti di Castellammare. Si consideri anche che dell’intera popolazione della Provincia di Napoli – circa 4 milioni di abitanti – meno di un terzo vive nella città di Napoli. Il “ circondario” o l’“ area” è più importante della “ città capoluogo”.
Ho acquisito la consapevolezza che nel nostro caso dell’isola d’Ischia, divisa in sei Comuni, è possibile solo un “ protagonismo degli enti locali” cioè attuare autonomamente un processo di intercomunalità, avviare una “ consulta permanente fra i sei sindaci” per trovare nuove forme che stanno nella Legge per una coesione economica e sociale come l’applicazione dell’art.120 del Testo Unico sulle “ Società di Trasformazione Urbana”.

L’idea della città metropolitana è ancora nelle nuvole.

Casamicciola, 19 ottobre 2012-10-19

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