Ischia News ed Eventi - Rubriche

Proteste all’isola di Ponza.  Hanno una sola corsa di traghetto ed una di aliscafo. D’inverno praticamente la popolazione vive isolata dal mondo

l’isola di Pitcain

Prima di tutto esprimo la PROFONDA  solidarietà alla popolazione ponzese per  questa INDEGNA politica dei trasporti marittimi perpetrata da una Regione Lazio INCAPACE nella TOTALITA’delle sue classi dirigenti di gestire la PIENA COMPETENZA ricevuta dallo Stato Centrale o Governo appena un anno fa  nel settore dei trasporti marittimi locali. E’INDEGNO in un Paese civile che una popolazione isolana nella Repubblica Italiana  abbia una sola corsa di collegamento di traghetti.   Neanche gli isolani di  Pitcain dove si insediarono gli ammutinati del Bounty nel 1790 vengono trattati peggio.

Il Governo di Sua Maestà Brittanica – del quale Pitcain è ancora una colonia -  assicura tutti i servizi possibili  ai 100, poco meno o poco più abitanti sperduti nell’Oceano Pacifico, perché il Commonwealth è evidentemente una cosa più seria dell’Unione Europea anche se non  ha  uno statuto ed una enormità di  discutibili normative farraginose ed assurde come quella di IMPORRE una “privatizzazione”di un servizio marittimo essenziale alla quale debbono ottemperare senza possibilità – così pare – di  atti contrari le Regioni italiane  nel cui ambito sono localizzate le isole minori.

La Caremar della continuità territoriale

Nel 1975 quando fu approvata dal Parlamento la legge sui trasporti marittimi di interesse locale – la n. 169 mi pare – e furono costituite le “società pubbliche regionali”di proprietà dell’armamento pubblico rappresentato dalla “Tirrenia di Navigazione”queste  dovevano non solo “assicurare i collegamenti delle isole con il continente ma, è scritto nella legge, “promuovere lo sviluppo socio-economico delle popolazioni isolane”. Questo significava che NON solo dovevano effettuare le linee essenziali, per le quali ricevevano i necessari contributi statali perché il costo del trasporto era notevolmente superiore  al prezzo del biglietto, ma dovevano come soggetti imprenditoriali di diritto privato ma di proprietà pubblica competere sul mercato dei noli con l’armamento privato per “promuovere lo sviluppo socio-economico”.

Questo aspetto NON è stato messo in atto dalla società pubblica Caremar – nel caso delle isole partenopee e pontine che si è limitata ad “assicurare i collegamenti”, autorizzati dal defunto Ministero della Marina Mercatile e per i quali lo stesso Ministero elargiva i contributi.

La continuità territoriale della Repubblica: l’errore di costituire la Laziomar

Per ANNI ho sostenuto da convinto autonomista e propugnatore della “Repubblica delle Autonomie”che la materia del trasporto marittimo doveva essere delegata alle Regioni perché tutto il “trasporto locale”su ferro e gomma era di competenza della Regione. La Regione quindi doveva garantire la mobilità dei propri cittadini su gomma, ferro ed acqua dolce e salata,  e soprattutto garantire ai cittadini delle isole “la continuità territoriale della Repubblica”e pensare anche allo sviluppo economico delle isole. Questa richiesta è UTOPIA o DIRITTO COSTITUZIONALE?

E’stato un GRAVE errore – al passaggio delle competenze – dividere ancora una volta le isole partenopee dalle pontine , dico “pontine”e non “ponziane” perché l’identità “napoletana”si va sempre più perdendo – e quindi dividere il ramo d’azienda del Lazio. La Caremar aveva pur sempre una buona flotta e quindi  se si “scassava”un traghetto poteva mandare  subito un altro per affrontare l’emergenza.

Bisognava che la società  Caremar non fosse  smembrata; che le due Regioni arrivassero ad un protocollo di intesa per la gestione dei collegamenti marittimi nelle isole partenopee e “ponziane”.

Perché questo è il  punto centrale: le isole di Ponza e Ventotene sono isole napoletane non laziali.

La Storia di Ponza e Ventotene è tutta legata a Napoli. Si parla napoletano, si canta napoletano, si cucina napoletano. I ponzesi vogliono giocare con due mazzi di carte? Essere “napoletani”nel folclore e “laziali”nella convenienza amministrativa?

Il nuovo modello di sviluppo: Ponza a Napoli

Il “nuovo modello di sviluppo”che propone Paolo Iannoccelli non può non essere un nuovo “Distretto Turistico delle Isole Napoletane da Capri a Ponza”e se questo deve portare ad una “riassegnazione”amministrativa a Napoli delle ponziane ben venga. Se si comincia a definire una politica turistica integrata fra le isole forse è possibile un allungamento della stagione a Ponza, migliorare la vivibilità della popolazione stanziale, evitare lo spopolamento che oggi appare irreversibile.

Allo stato attuale Ponza è un “costoso villaggio turistico in mezzo al Tirreno”(160 euro per dormire una notte in una stanza nel mese di agosto)  per al massimo  70 giorni all’anno su 360. In quei 70 giorni è”iperaffollata”e “ipercollegata”con Formia, Terracina, Anzio e perfino con San Felice Circeo  ma NON è collegata in maniera regolare con Ischia (solo luglio ed agosto e solo il sabato e la domenica con un aliscafo SNAV non si può definire collegamento regolare). Ischia è  l’isola Madre dei due  golfi  sia per grandezza e posizione geografica sia per “antropologia” con i suoi 46Kmq, 65 mila abitanti, 40mila posti letto, 10mila lavoratori, In pieno inverno ha 52 corse di aliscafi e traghetti per Napoli (18 miglia)  e Pozzuoli (13 miglia) ed altrettante dal continente. Il collegamento marittimo è essenziale alla sua economia turistica che definisco ipermatura. Anche da noi  si sta sviluppando il dibattito sul trasporto marittimo per iniziativa soprattutto di  Nicola Lamonica con l’Associazione degli Utenti Trasporti Marittimi e si rimarca la volontà di una proprietà pubblica della Caremar – ribadita di recente con atti formali dai Comuni di Ischia, Capri ed Anacapri – ma non ci troviamo nelle condizioni drammatiche delle isole di Ponza e Ventotene.

Qui da noi l’economia troverà la sua regolamentazione. C’è una “domanda”di trasporto marittimo e dovrà rispondere una “offerta”.

Ponza invece d’inverno – e l’inverno economico comincia molto prima di quello atmosferico perché  in ottobre è ancora estate – ha una “domanda”di trasporto di poco più di mille persone e quindi il sistema istituzionale deve pensare ad una economia di bilancio.

Ponza è quindi – a mio parere – ad un bivio: restare “villaggio turistico”per 70 giorni o entrare in un sistema turistico per almeno 180 giorni. Questa scelta significa rivedere il quadro istituzionale e cercare una solidarietà nelle isole-sorelle  per realizzare un’area  turistica da Capri a Ponza collegata alla nostra Capitale Napoli se si vuole allungare la stagione e cercare una solidarietà umana fra  gli isolani.

Da ischitano-ponzese  semino dubbi e non esprimo certezze.

Casamicciola,6 ottobre 2012-10-06

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Il progetto “I Percorsi delle Therme” per “I Luoghi del Cuore” del FAI/ Obiettivo il raggiungimento di  1000 adesioni già raccolte oltre 200 adesioni  – Costituito il Comitato Promotore ed il Centro di raccolta adesione – Sarà predisposto un “piano di fattibilità” con la Società di Trasformazione Urbana (art.120 del TU EELL) per l’agibilità giuridica e finanziaria degli investimenti pubblici e privati – alcune firme significative – E’la seconda sottoscrizione dopo 25 anni -  “Non chiedetevi quello che il vostro Paese può fare per voi, ma quello che voi potete fare per il vostro Paese” John Fitzgerald Kennedy.

Ci sono a parer mio due luoghi in un paese che danno il segno del grado civile e culturale: la libreria e l’agenzia di viaggio. Un paese senza libreria e senza un’agenzia di viaggi è un paese povero. Povero nello spirito piuttosto che nella tasca. Per capire l’importanza della libreria in un centro abitato basta ascoltare una canzone per bambini presentata anni fa allo “Zecchino d’Oro”.

L’ing. Gerardo Mazziotti, una personalità di grande competenza sulla riutilizzazione dell’area ex-industriale di Bagnoli, ha scritto un intervento sul “Roma” nell’edizione di giovedì 27 settembre 2012 con il quale sottolinea la necessità di procedere per il Comune di Napoli allo scioglimento della società di trasformazione urbana “Bagnoli Futura”

C’è una amarezza molto forte  per chi  - come me – ha seguito per oltre quaranta anni la cronaca politica locale e regionale con radici, logicamente, in quella nazionale ed europea, con una chiara identità politica – l’area laica e socialista, antifascista ma “acomunista” come Riccardo Lombardi, ex azionista e socialista di sinistra, definiva se stesso – di fronte alla realizzazione storica dell’Istituto Regionale.

Questa recensione al libro di Giovanni Farese “Luigi Einaudi – Un economista nella vita pubblica” – Editore Rubbettino, collana “Storie” appare nel numero di settembre/ottobre 2012 anno XXXIII n. 5 de “La Rassegna d’Ischia” diretta da Raffaele Castagna. Credo che esempi di una lunga vita pubblica di uomini  come Luigi Einaudi  in questi nostri tempi caratterizzati da scandali di incredibile fetore, come quello avvenuto a Roma nel Consiglio Regionale e che ha costretto la presidente Renata Polverini a dimettersi, meritino un’ampia diffusione al di là delle appartenenze al “centro-destra” o al “centro-sinistra” – come si chiamano oggi gli schieramenti politici omologati – perché  i fatti di costume politico avvenuti a Roma, capitale d’Italia e nella assise popolare seconda soltanto al Parlamento della Repubblica,gettano discredito su tutta la Democrazia il cui corretto esercizio non ha alternative nel Mondo Civile. Abbiamo oggi disperatamente bisogno di Uomini come Luigi Einaudi.

g.m.

Mario Capanna nel suo libro “Coscienza Globale” (Baldini Castoldi 2006)  scrive che “è stato calcolato che negli ultimi due-tre decenni sono state prodotte e diffuse più notizie che in tutti i cinquemila anni precedenti” e commenta che “l’effetto determinato (solo in apparenza paradossale) è che all’aumento di notizie corrisponde una diminuzione della conoscenza. Siamo “informati” di più ma sappiamo di meno”. Capanna chiama tutto questo un “bombardamento quotidiano” di notizie che diviene una “triturazione informativa” che porta alla “distruzione della memoria storica”. L’osservazione è da condividere .Anzi c’è da aggiungere che un “bombardamento quotidiano di notizie” e di opinioni attraverso i potenti nuovi mezzi di comunicazione – come le catene televisive e quelle di quotidiani e settimanali – ha ferito a morte il buon giornalismo perché le televisioni ed i giornali sono diventati strumenti per campagne di stampa tese ad “infangare” le persone e le idee che queste portano avanti.

Questo “bombardamento di notizie” – in tempo di sfrenato consumismo, di globalizzazione economica dove il modello capitalistico dello sviluppo vince in tutto il mondo con il tramonto definitivo del comunismo – non fa riflettere sull’applicazione sociale dello sviluppo così il “liberismo” viene  propagandato come la sola soluzione per la cosiddetta “crescita”, la sola via per la salvezza dei sistemi economici. Come se non avesse – anche il “liberismo” – una funzione “sociale” in grado di competere con il socialismo ed il comunismo sul terreno della giustizia sociale.

Giovanni Farese insegna storia economica alla LUISS Guido Carli di Roma ed è “Managing Editor del “Journal of European Economic History” ed ha dato alle stampe per i tipi di Rubbettino Editore  una dettagliata biografia di Luigi Einaudi (1874-1961), il grande economista che fu il primo   Presidente della Repubblica pur dichiarando di aver votato per la monarchia al referendum del 2 giugno 1946, che fu giornalista del “Corriere della Sera” e pioniere del giornalismo economico, che fu sempre liberale pur essendo profondamente cattolico. Il libro di Farese ripercorre le principali tappe della vita di Einaudi ed a 60 anni dalla morte diventa attuale non solo il suo pensiero  ma lo svolgimento della sua stessa vita pubblica. Come lui e dopo di lui gli economisti sono saliti al vertice del Paese come ministri, parlamentari, capi di governo.

Dal racconto della sua vita emerge una vera concezione “liberale” della vita civile e del modello di sviluppo, una convinzione profonda che non c’è alternativa allo sviluppo del mercato per  il benessere collettivo anche dei lavoratori. Farnese segue passo per passo con una  puntigliosa documentazione tutto l’impegno pubblico di Einaudi e lo confronta con gli antagonisti come Ernesto Rossi ed altri dei quali Farnese traccia anche i profili affinchè l’esame del pensiero e della vita di Einaudi sia il più preciso possibile con il metodo rigoroso della studioso di Storia Economica.

Farese ammira nel suo complesso la classe dirigente liberale e cattolica che ha costruito l’Italia del secondo dopoguerra. Condivide l’alleanza tra liberali e cattolici e sottolinea che De Gasperi, Einaudi, Menichella, Vanoni “hanno avuto tutti una visione comune; senza crescita non vi può essere giustizia sociale, non vi può essere libertà”. Questa classe dirigente ha creduto nei programmi: il mantenimento dell’IRI, la gestione del Piano Marshall, il piano Ina-casa, il varo della Cassa per il Mezzogiorno, la partecipazione ai consessi europei e internazionali. Visto con gli occhi di oggi sembra un programma di un partito o movimento di estrema sinistra!!!

Il pensiero liberale di Einaudi è in perfetta coerenza con il suo stile di vita di studioso e di servitore dello Stato e nel tempo di oggi questo stile dovrebbe essere preso ad esempio per un ritorno alla Politica basato sui contenuti e bandendo la demagogia sia quella di destra che quella di sinistra.

Dalla lettura di questo libro emerge la necessità di “ritornare al Novecento” nel terreno delle ideologie politiche ed economiche  per fare sintesi del processo della Storia.

Einaudi è stato il primo sostenitore degli Stati Uniti d’Europa e forse oggi l’acceleratore della Storia per l’Italia va messo proprio su questo progetto dando un’anima al capitalismo finanziario con un liberalismo capace di unificarsi con il socialismo come sognava Carlo Rosselli.

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Non ho avuto il piacere di conoscere personalmente il maestro Ernesto. L'ho scoperto attraverso le testimonianze dell'amico Giuseppe Mazzella di Rurillo e di qualche conoscente di Ponza.

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