Ischia News ed Eventi - Quale futuro per la Democrazia?

Quale futuro per la Democrazia?

Eleanor Roosevelt

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Le vacanze di Natale sono tempi di lettura. Nel breve tempo dell’anno  in cui tutto si ferma forse si può  approfittare per  riflettere. Viviamo tempi decadenti in Italia. Non esistono più i vecchi partiti del  ‘900 ed è difficile trovare una strada maestra. Qual è oggi la democrazia in Italia? Come viene esercitata soprattutto  nei nostri Comuni che sono sei con sei sindaci e sei Consigli Comunali?

Mi viene in mente quella bellissima considerazione di Eleonora Roosevelt, la moglie del Presidente degli USA promotrice nel 1948, dopo la II Guerra Mondiale, della dichiarazione universale dei Diritti l’Uomo: “ Dove cominciano , in fine dei conti, i diritti umani universali? Nei piccoli luoghi, vicino a casa, tanto vicino e tanto piccoli che non si possono vedere su una mappa del mondo”. E’qui che si esercita la Democrazia. Quando nel 2011 facemmo la campagna per il Referendum per il Comune Unico sottolineammo proprio questo: nei nostri piccoli luoghi c’era  un esercizio “diverso” della Democrazia come “organizzazione civile” e così – tanto per l’applicazione della legge 241/90 sulla trasparenza degli atti amministrativi che impone (ma senza sanzioni penali!)  ad ogni Pubblica Amministrazione di allestire un Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) per rendere “trasparente” l’attività amministrativa e rispondere entro 30 giorni ad ogni domanda del cittadino – c’era e c’è  un “Comune capoluogo” più grande, più organizzato,con più servizi, che rendeva e rende , di fatto, tutto il resto – anche Forio, l’altra Capitale dell’isola – una “periferia”. Una “periferia” in termini di organizzazione civile di “servizi al cittadino” (il teatro, la biblioteca, il parco per i bambini, la libreria)  oltre che in termini – quelli che contano di più – economici e sociali.
Così durante le vacanze di Natale sono andato a prendere nei miei scaffali “Il Futuro della Democrazia” di Norberto Bobbio.L’avevo comprato solo per un euro nella collana i “classici del pensiero libero” del Corriere della Sera”.


Bobbio pubblicò “Il futuro della democrazia” nel 1984, quasi trent’anni fa. Aveva letto il saggio  un anno prima, nel 1983, nel Palazzo delle Cortes a Madrid  dove fu invitato dal Presidente  del Parlamento spagnolo il cui Paese da pochi anni era ritornato alla Democrazia.
Bobbio – il convinto sostenitore di un  “socialismo liberale” -  aveva già scritto il 16 maggio 1984 su “La Stampa” un duro articolo dal titolo significativo “la democrazia dell’applauso ”  contro l’elezione “per acclamazione” di Bettino Craxi , allora Presidente del Consiglio, alla carica di segretario generale del PSI al XLIII Congresso nazionale del PSI di Verona. Bobbio – che vedeva nel PSI il suo partito – sostenne che “l’elezione per acclamazione non è democratica ed è la più radicale antitesi dell’elezione democratica”. Era la rottura di Bobbio con il PSI ma senza traumi.
Scrive Corrado Stajano nella prefazione del saggio che “il 18 luglio 1984 Sandro Pertini, che non amava Craxi, lo nomina Senatore a vita”. Il PSI è morto allora nel 1984 non nel 1992 e se oggi vuole come deve rinascere deve “cancellare” quel terribile decennio craxiano dove divenne il partito di “nani e ballerine” come lo chiamò Rino Formica, il “commercialista di Bari”.
Bobbio vedeva, già nel 1984 con una “investitura” di Craxi, la degenerazione della politica e la perdita della speranza di realizzazione di un “socialismo liberale”. Eppure era l’“uomo del dubbio” ma continuava a credere nella Democrazia. Nel saggio sul “futuro della democrazia” si definisce “liberale”  e nello stesso tempo un socialista senza Marx e  ritiene “ interdipendente lo stato liberale  e lo stato democratico e quando cadono,  cadono insieme”.
Questo saggio di Bobbio dovrebbe essere letto e riletto, diffuso,analizzato e confrontato con la società di oggi. Quei richiami al pensiero di Schumpeter ed a quello di Stuart Mills ed il cenno all’“apatia politica” nelle democrazie consolidate dove la gente non va a votare perché è inutile ma soprattutto la crisi del “voto di opinione” meriterebbero una riflessione collettiva.
Bobbio sostiene che nelle democrazie consolidate (ma cosa direbbe oggi nei “piccoli paesi” del napoletano come Ischia!!!!)   il voto di opinione diminuisce e aumenta il voto di scambio. Ma è una degenerazione antica  - dice Bobbio – e cita  il discorso alla Camera dei deputati francese di Tocqueville  del  27 gennaio 1848.
Infine l’appello ai “valori di una società democratica” perché “in  nessun paese al mondo il metodo democratico può perdurare senza diventare un costume”.
Rileggendo un saggio del genere di questi tempi è come farsi una siringa di entusiasmo di fronte ad un pessimismo cosmico a livello nazionale e locale. La Democrazia è difficile ma non ha alternative migliori perché l’organizzazione civile richiede la Legge e la Legge è  comunque “un impero di fronte all’anarchia degli spiriti” come osservava Einaudi.
Dentro e con la Democrazia siamo “condannati ad essere liberi” nel processo esponenziale di estenderne le frontiere da Roma a Casamicciola e cioè dalla “grande capitale” al “piccolo luogo” perché è soprattutto nel luogo in cui viviamo che deve vivere ed estendersi la Democrazia.

Casamicciola, 12 gennaio 13

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